Ciclo Art Roma

“La bicicletta modifica il tempo, ma anche lo spazio. Rifatte in macchina un tragitto particolarmente bello in bicicletta. Fa schifo, è come se fosse un’altro posto: si è impoverito ” (Didier Tronchet)

La bici insieme alla Street art è una delle mie passioni e riuscire ad unire entrambe, per me è come trovare una di quelle combo segrete che in un videogame vintage fanno esplodere lo schermo. Da quando la città eterna mi ha adottato, ho scoperto diversi percorsi ciclabili che uniscano il piacere di pedalare con la street art, e durante la fase 2 ho avuto modo di riscoprirne uno in particolare ch’è anche uno dei miei preferiti ovvero quello che va dal Parco di Santa Maria della Pietà fino a Monte Ciocci, passando per la ciclabile di Monte Mario. Mai come In questo periodo in molti hanno riscoperto la bellezza degli spostamenti  in bicicletta. Complice la diminuzione del traffico e la necessita del distanziamento, la bici è diventata come uno scudo contro il covid, e i riders hanno iniziato a riconquistare anche le e strade di quelle città come Roma che da sempre sono ostili al pedalare.

In tutto il mondo si moltiplicano le iniziative per incentivare l’uso della bici e alleggerire il trasporto pubblico, con l’incremento delle piste ciclabili o con bonus all acquisto delle due ruote  e nel mio piccolo, con questo itinerario, voglio dare nuovi input non solo ai nuovi appassionati di due ruote, ma anche a chi in bici già ci andava e ama la street art come me.

Salvate l’itinerario su google maps e partite!

Parco di Santa Maria della Pietà

Per una partenza da “pazzi” inizieremo il percorso dal Parco di Santa Maria della Pietà.  Fino al 1999 il parco è infatti stato uno degli ospedali psichiatrici più grandi di Europa per poi diventare oggi uno dei polmoni di Roma dove praticare sport. Girare tra i sentieri alberati e i padiglioni abbandonati dove prima  si praticava l’elettroshock fa un po’ suggestione e quando ti ritrovi “faccia al muro” con un’opera come quella di @LuisGomezdeTeran puoi anche essere vittima come nel film di Dario Argento della sindrome di Stendhal.

Dipinta sulla facciata del padiglione VI, “Le cose che non si vedono“ è un tributo alla memoria di tutti coloro che negli anni sono stati privati della libertà, rinchiusi, nascosti e maltrattati dietro le mura del manicomio. Il padiglione oggi ospita il Museo laboratorio della mente che ha l’obiettivo di documentare la storia dell’istituzione manicomiale e di continuare a portare un’attenzione costante sulla malattia mentale e l’importanza dell’inclusione sociale. 

“LA VITA E’ COME ANDARE IN BICICLETTA. PER MANTENERE L’EQUILIBRIO DEVI MUOVERTI” (A.Eistein)

E per non dimenticare quello che hanno rappresentato i manicomi ma anche per voltare una pagina pesante della storia del Parco, 28 artisti di Muracci Nostri hanno realizzato con il progetto di street art Caleidoscopio, 30 opere sui muri del ex manicomio, per raccontare con l’arte il proprio concetto di libertà. Tra questi, L’artista Sgarbi che nella sua opera “Freedom” interpreta il suo concetto di libertà legandolo al rapporto con la natura.

Proseguo ed ecco mi devo subito rifermare perché vedo una bambina in difficoltà sola e turbata è la “bimba pensante” di @TinaLoiodice 

Continuo per non perdere il ritmo ma vedo un’altro volto, quello della poetessa “Alda Merini” opera di @Riccardo_beetroot  

Poesia pura colorata sui muri è quella che incontro su un altro murales di Gomez “le voci degli amanti”. Immergendomi nel verde faccio il giro largo per fare qualche pedalata in più ed ecco che sento un rumore primordiale è l’ascolto fetale del muro di @violetta_carpino_artist 

Oltre a quelle del progetto Caleidoscopio, girando per il parco, mi colpiscono una serie di murales che hanno in comune l’hashtag #iononmilasciofregare. Documentandomi scopro che si tratta di un progetto di alcuni artisti che tramite i loro muri vogliono denunciare la scarsa attenzione che c’è stata sul furto di 17 capolavori di artisti quale Tintoretto e Bellini dal museo di Castelvecchio. Gli artisti nel parco hanno dipinto la loro personale interpretazione del opera “ritratto di giovane con disegno infantile” di Giovanni Francesco Caroto anch’essa trafugata dal museo. Il primo che vedo è quello di @stefano_bolcato e ha il potere di riportarmi a quei pomeriggi dell‘infanzia quando l’omino giallo ritratto era il mio compagno di numerose avventure. L’altro murales copre la facciata di un intero fabbricato ed è un cooworking di @omino71 e di @mrklevra

Uscito dal parco mi fermo al nasone, faccio il pieno d’acqua, e imbocco la ciclabile Monte Mario. La strada è in discesa prendo velocità ma sono costretto quasi subito a rallentare. Sarà l’effetto della fase 2 ma la ciclabile romana è super frequentata. Faccio un centinaio di metri e poco dopo vedo un fila di ragazzine che ben distanziate attendono il proprio turno per farsi una foto con delle ali dipinte sul muro, la versione di borgata delle blasonate ali di @colettemillerwings in Melrose Avenue a Los Angeles.

Sorrido per quest’arte “istagrammabile” e pedalo più forte per smaltire un po di ciccia accumulata nella fase 1 ma a metà percorso uno sguardo mi frena, è la Batgirl di @FlavioSolo che con il suoi occhi mi costringe ad una nuova pausa, ripagata però dalla scoperta di altri due murales sulle mura del ex casa Cantoniera

Il primo è un Pegasus disegnato con le parole “ the man with no imagination has no wings”, uno dei più belli di @daniele_misterpepsy_tozzi, il secondo è “the unknown route “ di @eliseodls che ritrovo poi anche piu avanti, dopo il sottopassaggio che porta alla metro Gemelli, con un’altra opera spettacolare fatta sul muro di una scala.

Faccio una piccola ricerca e scopro che tutti questi interventi sono stati promossi dal progetto art museo openair che, come altri progetti di street art, mira alla creazione di musei a cielo aperto. 

Un altro interessante lavoro che incontro sulla ciclabile è “Wrapped” di @tellas__

L’artista raffigura  la sua tipica vegetazione, che come suggerisce il titolo dell’opera, avvolge l’edificio senza opprimere l’architettura del palazzo ma dialogando con essa per ottenere un risultato di grande bellezza e armonia.

In direzione Monte Ciocci la strada si fa in salita, ma la fatica è ripagata con l’arrivo ad un piccolo parco giochi abbandonato dove scorgo un’opera di @project_qwerty, un ciclope fatto come al suo solito su un fabbricato abbandonato per il Nemo festival.

Grazie alla mia mountain bike riesco a uscire dall’erba alta del parco senza danni e continuando il sentiero tra una discesa e una salita arrivo a un’altra spettacolare visione che questa volta non è con faccia al muro ma è con la faccia rivolta alla bellezza di Roma  su uno dei panorami più belli della città.

Mi siedo mi godo la vista del cupolone ma già ripenso alla prossima avventura.

Consiglio di letture:

“Una bella bici che va”, a cura di Isabella Borghese

About Nello Greco

Appassionato di viaggi e streetart da una decina di anni . responsabile di logistica per l'agenzia di eventi Alphaomega di Roma.
Ha una pagina Instagram @faccia_al_muro dove pubblica le foto di street art e posti abbondonati che scopre durante i suoi viaggi.
Faccia al muro è il comando che danno le forze dell'ordine quando si commette un reato.
Faccia al muro si mettono gli artisti di strada quando dipingono un opera dando le spalle alla legge.
Faccia al muro sono gli appassionati di street art quando evadono dando le spalle a quello che li circonda, obbedendo al gesto compulsivo di guardare e fotografare ogni muro che incontrano per strada.
https://faccialmuro.wixsite.com/website

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