Il ruolo degli ammortizzatori sociali nella crisi da covid 19

Non possiamo e non vogliamo che il virus metta in ginocchio il cuore produttivo d’Italia. Dobbiamo preservare tutte le potenzialità produttive del sistema-paese, per essere pronti a ripartire quando l’emergenza sanitaria sarà superata. E’ praticamente unanime il giudizio dei sindacati e delle parti sociali sulla necessità di proteggere il lavoro e con esso il potere d’acquisto degli Italiani. Superata l’emergenza sanitaria infatti, dovremmo fare i conti con quella economica e lavorativa.
Le ultime stime dell’agenzia per il lavoro delle Nazioni Unite segnalano che più di 4 persone su 5 (81%) della forza lavoro globale, che ammonta a 3,3 miliardi di lavoratori, sono attualmente interessate dalla chiusura totale o parziale delle attività produttive. L’effetto “catastrofico” del coronavirus comporterà la cancellazione del 6,7% delle ore lavorate a livello globale nel secondo trimestre: l’equivalente di 195 milioni di lavoratori a tempo pieno. Con queste stime è chiaro che le misure adottate dal governo in materia di ammortizzatori sociali, nel Decreto Cura Italia, rappresentino almeno in questa prima fase della crisi l’unico modo per “sopravvivere” agli effetti del lockdown.
Il ruolo degli ammortizzatori sociali torna dunque ad avere una funzione centrale nella gestione delle crisi aziendali, a causa degli interventi previsti per il job Acts infatti, dal 2017 si era assistito ad una graduale riduzione dei fondi da destinare a queste misure a favore di un’attenzione maggiore verso le politiche attive e di reinserimento al lavoro.
Le richieste che ci arrivano dalle aziende in questi giorni vanno tutte in questo senso, i settori più colpiti sono quelli degli alloggi, della ristorazione, delle manifatture, della vendita al dettaglio e delle attività commerciali e amministrative, ma la crisi attraversa praticamente tutto il tessuto produttivo del paese.
Senza entrare nei tecnicismi e in attesa della proroga, per l’utilizzo della Cassa è prevista una copertura temporale massima di 9 settimane da poter richiedere per il periodo che va dal 23 Febbraio fino alla fine di Agosto. Nonostante le difficoltà procedurali previste e riscontrate, è da apprezzare l’estensione della Cig in deroga anche alle aziende non
tradizionalmente coperte dalla cassa integrazione e la possibilità di accedere anche con procedura semplificata.

La vera sfida adesso sarà garantire la liquidità ai lavoratori nel minor tempo possibile, già a partire dalla metà del mese di Aprile. A tal proposito si segnala l’accordo dello scorso 31 Marzo, tra governo e ABI per anticipare la Cassa Integrazione. La convenzione sottoscritta da parti sociali (sindacati e imprese), Abi (Associazione bancaria italiana) e
ministro del Lavoro Nunzia Catalfo consente agli istituti di credito di anticipare fino a un massimo di 1400 euro per la Cig, l’accordo non prevede costi a carico dei lavoratori.
L’utilizzo imponente e diffuso degli ammortizzatori sociali rappresenta in questa prima fase un passaggio quasi obbligato per molte aziende e lavoratori, ma per superare quella che per molti è “la peggiore crisi globale dopo la Seconda guerra mondiale” non sarà sufficiente. Sarà necessario adottare misure integrate e su larga scala che siano
incentrate su quattro pilastri: sostenere le imprese, l’occupazione e il reddito; stimolare l’economia e l’occupazione; proteggere i lavoratori; e instaurare un dialogo sociale continuo tra governo, datori di lavoro e lavoratori al fine di trovare soluzioni a questa crisi.

About Mimmo Iavazzo

Specializzato nel settore delle Risorse Umane ho completato la mia formazione nella gestione dei rapporti sindacali. Appassionato di organizzazione aziendale ho maturato esperienza in importanti aziende che operano nel settore HR, prima di occuparmi di politiche attive e relazioni sindacali nelle principali associazioni datoriali. Tifosissimo del Napoli e sempre attento alle evoluzioni poltiche nazionali e internazionali, credo che una leadership democratica sia la chiave di successo di ogni azienda.

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